A.C. 3139-B
Grazie, Presidente. Oggi siamo qui per approvare in maniera definitiva una legge che ha avuto un lungo iter, è stata approvata per la prima volta il 20 maggio del 2015 e questo è il quarto passaggio che fa tra le due Camere. È stata modificata più volte e finalmente siamo arrivati a un testo che sarà quello definitivo e che tratta di un argomento che è antico quanto l'uomo, anche se il nome con cui lo definiamo è relativamente recente, cioè quello del bullismo, vale a dire quando una persona, un gruppo di persone decide di isolare, di prendere di mira, qualcuno, perché è diverso, perché è affetto da disabilità intellettuale, perché è un disabile, perché è diverso il suo orientamento sessuale, perché è una donna, perché è più piccolino, perché lo sente come una minaccia e quindi, come reazione, ha quella di isolarlo, molestarlo, fino ad arrivare a delle vere e proprie aggressioni. Questa cosa esiste - diciamo ahi noi - da quando esiste l'uomo e esiste nelle scuole e nei luoghi di aggregazione, purtroppo, da sempre.
Adesso è nata una nuova forma e cioè un nuovo modo di perpetuare questi comportamenti, il cosiddetto cyberbullismo. Semplicemente l'anonimato della rete, il fatto di essere anonimi, rende i bulli o i codardi - come li vogliamo chiamare - ancora più forti e fa un'altra cosa, fa in modo che le violenze e gli atti persecutori, le molestie, tutte queste cose possano essere replicate all'infinito. Se io ti filmò mentre ti sto molestando e questo video va on line, questo video può essere replicato all'infinito. Immaginiamoci come, per chi è vittima di una cosa del genere, già normalmente è una cosa devastante: l'ansia, l'angoscia, tutte le volte che sente vibrare il telefono, tutte le volte che gli arriva una mail di notifica, tutte le volte che gli si accende una notifica sul cellulare, nel sapere che c'è ancora qualcun altro e nel sapere che le proprie immagini non avranno mai una fine e che potrebbero rimanere per sempre su Internet.
Qui c'è il primo punto della legge. La legge dà finalmente la possibilità di chiedere la rimozione del contenuto, alla vittima, al minore, ai genitori o a chi ne fa ne fa le veci, ed è un punto molto importante, perché non è un bavaglio, non è il tentativo di censura, è semplicemente un punto di civiltà: non possiamo più tollerare che, in nome di una libertà di espressione, si possa fare pubblicità di atti di questo tipo.
Il secondo punto caratterizzante di questa legge è la formazione dei docenti, degli studenti e di incontri con la Polizia postale. Qui c'è un punto a cui tengo molto, prima di tutto perché l'approvazione di questa legge fa sì che possa essere operativo, già dall'inizio di quest'anno scolastico. Il secondo punto è che praticamente tutti hanno un profilo social - o Facebook o Twitter o Snapchat o Instagram -, tutti abbiamo con un'applicazione di messaggistica istantanea, ma pochi di noi - sicuramente pochi in quest'Aula, ma pochi di noi e pochi ragazzi - sanno veramente come funziona: è molto facile farsi un profilo, è molto complicato sapere come funziona, che cosa implica il fatto che io pubblichi qualcosa, che cosa implicano le mie azioni.
Quindi, è molto importante che già dalle scuole e già gli insegnanti vengano formati alla conoscenza di questi mezzi e che dentro le scuole i ragazzi possano formare e formarsi sull'utilizzo consapevole di questi mezzi. Sono mezzi grandiosi, ma altrettanto pericolosi, proprio per la loro grandiosità.
Questo però riporta a un punto: questa legge parla solo della tutela dei minori e invece, credo, cari colleghi, che ci sia un punto su cui, prima o poi, dovremo parlare, che è in parte l'analfabetismo funzionale, che è molto ampio in questo Paese e che riguarda moltissimi adulti specialmente sull'uso di Internet e dei social network, e in parte riguarda il cosiddetto hate speech, il ricorso ai discorsi dell'odio, che riguardano, purtroppo, non solo i ragazzi, non solo i ragazzini o i ragazzi che vanno a scuola, ma gli stessi genitori.
La domanda che io pongo è: se è meno grave il fatto che un genitore si senta libero di attuare comportamenti persecutori nell'anonimato di Facebook, come potrà mai insegnare a suo figlio, come potrà mai educare suo figlio, se egli stesso non è consapevole delle azioni che fa? Quindi, è importante che ci sia una formazione, è importante anche che sia la base per formare anche gli adulti alla conoscenza delle leggi, al sapere che cosa comporta, al sapere che cosa vuol dire insultare qualcuno e anche le ansie che questo provoca a quel qualcuno che è insultato.
Il confronto e la conoscenza che dovrebbero essere alla base di qualunque legge, se vogliamo che sia applicata in modo corretto, e di qualunque utilizzo dei social media e degli strumenti informatici è un altro punto qualificante della legge ed è un altro punto che credo sarà qualificante nel tavolo interministeriale che si verrà a creare anche con le piattaforme che detengono questi social. Credo - e spero - che possa essere la base anche per un tavolo che riguardi il mondo dei maggiorenni, perché sarebbe tutto molto bello - qualcuno direbbe bellissimo -, se finisse nel momento in cui si compiono i diciotto anni. Sarebbe tutto molto rassicurante, se, con una legge, il Parlamento potesse finalmente mettere freno all'uso e abuso dei social network e della violenza, ma non è così e non sarà così con questa legge. Questa legge è solo un primo passaggio di tanti altri passaggi che noi abbiamo il dovere di portare avanti. Per questo dico che servirebbe anche per i maggiorenni.
Abbiamo detto che il bullismo e il cyberbullismo tendono a prediligere chi viene considerato diverso, più debole, chi viene considerato “minoranza”; allora consentitemi una breve parentesi. Oggi è il 17 maggio, oggi è la Giornata mondiale dell'omotransfobia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ci sono moltissimi episodi di violenza omotransfobia anche nel nostro Paese, anche sui social network, anche nella vita reale. Il 19 settembre 2013 la Camera ha mandato al Senato un testo che inseriva l'aggravante di omotransfobia. Io chiedo, per favore - e ne approfitto -, ai nostri colleghi senatori, che hanno fatto un ottimo lavoro su questa legge, di far uscire, di dare delle gambe a quel testo, di farlo tornare qui; modifichiamolo, se necessario, ma non possiamo più aspettare oltre. Questo lo dico, perché in quest'Aula ho sentito parlare molti gruppi di conoscenza, di crisi dei valori della nostra società, di mancanza di conoscenza delle regole, di mancanza di conoscenza dell'uso dei social media.
Io vi chiedo, cari colleghi: noi possiamo fare le più belle dichiarazioni del mondo, possiamo votare tutti verde a questa legge e dire che finalmente abbiamo fatto una legge per contrastare questi fenomeni di odio sui social media, ma se noi per primi, proprio noi che siamo seduti in quest'Aula, se noi per primi con i nostri comportamenti, se noi per primi esistiamo solo ed esclusivamente quando sui social media attacchiamo o usiamo linguaggi violenti, se noi riusciamo a canalizzare il nostro messaggio solo attraverso quello o principalmente attraverso quello, possiamo fare la legge più bella del mondo, ma non cambieremo mai il mondo e non saremo mai credibili nell'applicazione di questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
È per questo che chiedo, chiedo a tutti voi - e esprimo a nome del Partito Democratico - il voto favorevole, perché questo è un primo passo: è stato lungo, è stato difficile, non è vero che è stata una perdita di tempo il passaggio tra le due Camere, anzi, è stato un modo per approfondire un tema che non era mai stato affrontato e che aveva bisogno di approfondimenti.
Ringrazio - consentitemi di ringraziare - il relatore Beni della XII Commissione, che ha avuto una pazienza quasi francescana nel seguire questa legge, e la relatrice Campana. Ringrazio tutti i colleghi che si sono occupati di questa legge. Chiedo a tutti voi e chiedo a tutti noi di votare favorevolmente questa legge e di fare in modo che da noi, per primi, parta un messaggio per tutti: che sia quello di utilizzare consapevolmente Internet, di utilizzare consapevolmente i media, ma, soprattutto, che ci sia un uso consapevole dei messaggi che diamo, perché, quando insultiamo qualcuno, quel qualcuno è una persona e quel qualcuno rimane. Per questo, di nuovo, esprimo il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).